Si tramanda che i discepoli di Bharadvaja (il saggio che riuscì a carpire la conoscenza dell’Ayurveda al dio Indra), con improvvisa e profonda intuizione colsero le sei entità che costituiscono tutto il reale e, quindi, l’Ayurveda stessa.
In realtà queste entità derivano dal fervente e paziente lavorìo argomentativo delle varie scuole filosofiche tra le quali una delle più importanti fu quella Vaisesika. Il fondatore della scuola fu Kanada, un asceta-pensatore, che di giorno meditava nella foresta e di notte vagava in cerca di cibo. Egli compose tra il 200 a.C. e l’inizio dell’era cristiana la sua opera Vaisesikasutra nella quale sosteneva che la conoscenza della realtà, delle cose così come sono, con le loro qualità specifiche, porta alla felicità e alla liberazione dal ciclo della vita e della morte. Scrisse mediante aforismi, di difficile comprensione che vengono compresi grazie ai commentari. Il più autorevole fu Prasastapada (V-VI sec. d.C.) che affermò che la realtà è l’insieme di sei categorie: sostanze, qualità, moti, universali, particolari, inerenza.
L’Ayurveda accoglie la descrizione della realtà compiuta da Vaisesika, ma l’ordine delle categorie è diverso. Al primo posto, in Ayurveda, si trovano gli universali e non la sostanza, perciò in medicina hanno un ruolo più importante rispetto alla sostanza.