Per Isvarakrsna, uno degli autori del Samkhya, il Sé inteso come Principio Cosciente, non è un agente anche se sembra che lo sia. Il Sé è totalmente inattivo, pura coscienza immobile. E’ l’attività dei Mahaguna (Sattva, Rajas, Tamas) che lo fa apparire come “agente”. Il Sé è attivo come causa prima, la materia (prakrti) sembra attiva in quanto governata dai Mahaguna e si fa attiva perché Purusha (l’Anima) possa uscire dal ciclo delle rinascite.
Per Vaisesika, Caraka, Samkhya il Sé è onnipresente, mentre per Susruta, medico chirurgo, il Sé è onnipresente solo dal punto di vista filosofico, ma non da quello Ayurvedico (SS Sarira I,9- 16). Lo spiega mettendo in rilievo che il Sé è detto “Nirguni” quando esiste separatamente, cioè non possiede le tre qualità Sattva, Rajas, Tamas, ma quando si combina con la materia (prakrti) il Sé sembra che acquisti queste qualità e diviene Guni. Il Sé rimane così finché è unito alla prakrti e ritorna ancora “Nirguni” dopo che si è di nuovo separato dalla prakrti, moksa (liberazione).
Se si ammette che il Sé sia onnipresente, nasce una nuova domanda: come fa una sostanza limitata (la mente) a congiungersi con una illimitata (il Sé)? Tanto più che quella illimitata è onnipresente?
Lo si deduce dalle cognizioni (effetti) che produce!