Per iniziare ad introdurci nella conoscenza di: Il Sé, il Principio Cosciente, dobbiamo porci innanzitutto le domande:
Chi è che osserva? Chi è il soggetto della percezione?
Secondo il commentatore di Vaisesika, Prasastapada, è l’Atman: sottilissimo, impercettibile, ma “agente” (kartr). Atman muove la mente, i sensi e il corpo come degli strumenti, li guida come un cocchiere conduce un carro. Un cadavere non compie alcuna azione, alcun movimento. Atman ha un carattere “attivo” che permette la respirazione degli esseri viventi, il movimento delle palpebre, la guarigione di una ferita del corpo, il moto della mente.
Per Kanada, autore dei Vashesika Sutra invece, Atman non è un “agente” e, il movimento del corpo, deriva dalla volizione e dal contatto con il Manas, la mente, che mette in contatto gli organi di senso con l’Atman.
Anche Caraka considera Atman attivo. Nella sua opera Carakasamhita (Sarira I,39) si legge: “Se il Sé non esistesse, non vi sarebbe conoscenza, ignoranza, non vi sarebbero i Veda, né verità, menzogna, azione virtuosa o malvagia, né agente, né conoscitore”.
Per comprendere questo concetto l’esempio più utilizzato è quello del vaso d’argilla. Sia per intuizione che per esperienza diventa assurdo pensare che il vaso possa essere creato solo dall’argilla, dal tornio, dalla corda senza l’opera del vasaio. Analogamente è assurdo affermare che un corpo è un ammasso di organi, privo di un principio che lo faccia agire.