Le definizioni della sostanza (dravya) in Charaka e in Vaisesika sono molto simili. Il fondatore dell’Ayurveda, Charaka, la descrive così: “la sostanza è ciò che funge da sostrato per i moti e le qualità ed è causa inerenziale”. Per Vaisesika: ” dravya è ciò che è dotato di moto, che è dotato di qualità, che è una causa inerenziale”.
Bisogna ricordare che per inerenza si intende l’unione fra due entità che non possono esistere separatamente, a differenza della congiunzione che è una relazione temporanea fra due oggetti che in un primo tempo sono separati e, in seguito a un moto, vengono a congiungersi.
La sostanza ha tre caratteristiche che possono essere considerate come tre coordinate: moti, qualità, inerenza. Ciascuna di essa è necessaria alla definizione completa di dravya. Infatti, la sostanza è sostrato dei moti ed è l’unica categoria che può esserlo. Vi sono sostanze come Akasha (etere) che sono onnipresenti e non si muovono. Quindi non verrebbero percepiti se non ci fosse la seconda coordinata: l’attribuzione delle qualità. Ma Chakrapani (nel suo commento a Charaka) osserva che nell’istante successivo alla creazione la sostanza non ha ancora delle qualità e per questo è necessaria la presenza della causa inerenziale (terza coordinata), cioè la causa cui ineriscono qualità, moti, universali e particolari.
Inoltre, la sostanza può essere causa inerenziale non solo di qualità e moti ma anche di sostanze: per esempio, i fili sono causa inerenziali del loro colore, del loro eventuale moto e del tessuto che viene prodotto intrecciandoli.
In Ayurveda abbiamo a che fare con sostanze: corpo, mente, piante ed alimenti, che vanno valutate in base ai criteri sopra enunciati.